Blog“Generare Ben-Essere nella comunità scolastica: spazi di counselling di gruppo per insegnanti.” di Antonia Dallapè

“Generare Ben-Essere nella comunità scolastica: spazi di counselling di gruppo per insegnanti.” di Antonia Dallapè

“Generare Ben-Essere nella comunità scolastica: spazi di counselling di gruppo per insegnanti.” di Antonia Dallapè


Il talento più grande di un insegnante è essere felice” Thich Nath Han

Non esistono classi buone e cattive, ma si sta bene in una classe quando le relazioni al suo interno sono positive e si è creata una dinamica intersoggettiva di qualità. Questo non è un evento ineluttabile, ma dipende da chi influenza, con le sue scelte, il clima relazionale di classe.

Le numerose ricerche scientifiche nell’ambito delle neuroscienze mettono infatti in risalto come il benessere degli operatori che lavorano giornalmente con utenti vivendo quotidianamente relazioni d’aiuto favorisca il Ben-Essere anche degli utenti stessi nel nostro caso degli studenti e delle studentesse. Insegnanti ed educatori costantemente in relazione con alunni, colleghi e genitori sono una delle categorie a rischio di stress e disagio. Anche la mancanza di punti di riferimento stabili, l’incertezza e la rapidità dei cambiamenti che attraversano anche la scuola mettono gli operatori in uno stato che spesso porta a ripetere vecchi modelli di risposta e a un disorientamento che rende precaria e ‘fluida’ l’efficacia professionale.

Gestione dello stress e delle emozioni, consapevolezza di sé e del proprio ruolo all’interno della “comunità educante” oltre alla riattivazione delle risorse personali sono nuclei fondamentali da esplorare per favorire l’emergere di nuovi possibili modelli professionali.

Aiutare gli insegnanti a diventare consapevoli delle situazioni che sottendono ai loro stati di affaticamento e talvolta insoddisfazione e/o frustrazione significa aiutarli a divenire protagonisti del proprio Ben-Essere e quindi “veicolo” di benessere per studenti e studentesse.

Quattro le dimensioni del Ben-Essere che ho esplorato assieme ai docenti in spazi di counselling di gruppo che hanno coinvolto docenti della stessa scuola e anche della stessa classe:

  • Promuovere l’autoregolazione emotiva per una migliore gestione dello stress e per recuperare l’equilibrio emotivo.
  • Sperimentare la resilienza e la capacità di sostenere il cambiamento, accogliendo e trasformando ‘errori’ in occasioni di apprendimento.
  • Riconoscere e attivare la capacità di scegliere e di agire in modo intenzionale.
  • Attivare zone di miglioramento per un nuovo modello possibile.

In modo più articolato entriamo nelle quattro dimensioni e iniziamo il viaggio possibile delle pratiche di counselling generativo di Ben-Essere.

Promuovere l’autoregolazione emotiva per recuperare l’equilibrio emotivo riguarda la capacità di accogliere in primis i propri bisogni psicofisici e ricominciare a sentire e percepire sé stessi nel qui ed ora, immersi nella propria quotidianità dell’insegnare. Antiche esperienze di vita mai elaborate possono continuare a condizionare negativamente i pensieri e le emozioni del presente, abbassando la soglia del benessere senza che ci sia consapevolezza di ciò che accade. Talvolta i docenti nel gruppo condividono la difficoltà a esprimere come si sentono in classe e a concludere le due frasi: Stai bene quando… Non stai bene quando…

Fermarsi, riconoscere benessere e malessere, dare voce al proprio ‘sentire’, fare spazio alle sensazioni fisiche come veicoli di conoscenza di sé. Aiutare così i docenti anche attraverso pratiche di tipo psicofisico a darsi il permesso di sentire e accogliere i propri bisogni e assumersi la responsabilità di prendersene cura come primo passo per poter riconoscere successivamente i bisogni dei propri allievi/allieve in una forma circolare di auto empatia ed empatia.

Spazio quindi alla riattivazione della sensibilità corporea – energetica: mi ascolto, mi sento, percepisco tensioni e rilassamento. Nei gruppi di counselling si apre inevitabilmente la porta allo sfondo emotivo che accompagna la percezione psicofisica: emozioni piacevoli e spiacevoli; le riconosco, le esprimo e le trasformo.

Le emozioni sono le reazioni agli eventi esterni e nella vita quotidiana dei docenti sono una moltitudine: colorano così di varie sfumature più o meno intense le lezioni, i momenti di pausa, le conversazioni con colleghi e genitori, le interazioni in classe… Riconoscerle e condividerle e dare loro un nome è il primo passo per educarsi ed educare alla consapevolezza emotiva. È la base per l’intelligenza emotiva che favorisce la fiducia e l’empatia verso sé stessi e le relazioni con gli altri.

Sperimentare la resilienza e la capacità di sostenere il cambiamento, accogliendo e trasformando ‘errori’ in occasioni di apprendimento.

Etimologicamente, la parola resilienza deriva dalla forma iterativa latina re-salire, ovvero saltare (salire) ripetutamente (re-), e rappresenta, nella scienza dei materiali, la resistenza alla rottura a seguito di urtie, inambito psicologico, associandola con il significativo gesto dei marinai di risalire sull’imbarcazione capovolta dalla forza del mare, la capacità di reagire di fronte a traumi e difficoltà andando avanti senza arrendersi.

Tale capacità, di cui i ricercatori cercano ancora di capire l’origine a livello neuronale, viene infatti anche definita come capacità di adattamento che subentra a seguito di situazioni di crisi. I docenti vivono i cambiamenti che si susseguono ripetutamente nella scuola come destabilizzanti della loro figura educativa e del loro ruolo: nei gruppi di counselling si sperimenta la possibilità di accogliere il cambiamento come opportunità di trasformazione. Osservare i propri paradigmi relazionali, le convinzioni sul proprio ruolo educativo, abbracciarne luci ed ombre e lasciarli andare partendo da un centro di disidentificazione, allargando la visione. Attivare la ‘parte teflon’ e non la ‘parte velcro’: sono le reazioni che ciascun docente mette in atto di fronte agli stressor. Quando incontri un cambiamento o un evento stressante ti rimane appiccicato come fosse velcro o riesci a farlo scivolare come fossi un teflon? Allenarsi a uscire, a lasciar andare per far spazio a nuovi paradigmi e nuove visioni affidandosi ad un Sé professionale più profondo e stabile che mantiene la rotta nonostante la burrasca.

Riconoscere ed attivare la capacità di scegliere e di agire in modo intenzionale.

Compare la Volontà come intenzionalità educativa, come capacità di scegliere, pur all’interno del ruolo educativo che ha anche una parte normativa a cui attenersi. Emerge la capacità di scegliere, prendere le proprie decisioni, mantenere un criterio proprio e una propria indipendenza emotiva e di visione anche se non sempre trova corrispondenza all’esterno.

Nei gruppi di counselling ci si allena alla volontà e all’assertività: dico di sì e di no, dirigo la mia azione educativa, con coraggio mi manifesto come educatore.

Faccio appello alla capacità di “stare sulle mie gambe” per resistere alle frustrazioni, avere la tenacia di perseguire gli obiettivi, essere focalizzato e attento a quello che accade nella relazione educativa ed accompagnare con passione e interesse gli studenti. Tutto ciò passa da una riattivazione costante del proprio “sentirsi capaci”. Lavorare sulla responsabilità personale, rendendosi conto che anche la mancanza di scelta come docenti, talvolta dettata dalla motivazione del “non è possibile”, “non ci sono le condizioni”… è una scelta e come tale incide sulle relazioni educative. Diventare consapevoli del proprio ‘potere personale professionale’, come elemento che può incidere in modo profondo nel benessere della classe e dei singoli studenti: dal DEVO al POSSO.

In questo ritornano ancora le parole di Assagioli: “Educazione del volere” anche per gli studenti e le studentesse, sempre in quel rimando e rimbalzo costante tra autoeducazione del docente, dell’adulto ed educazione del ragazzo, della ragazza, del bambino e della bambina.

Attivare zone di miglioramento per un nuovo modello possibile. “Ri-sorsa”, dal latino risorgere, indica ritornare alla sorgente, alla fonte, nell’aspetto archetipico si riferisce alle ricchezze della terra che tornano alla luce, l’acqua che sorge dalla terra…

Ri-conoscere le proprie risorse, ritornare alla fonte professionale, forse quella che ha portato a mettersi nel cammino dell’educare diventa consapevolezza personale e professionale.

Si possono desensibilizzare le ansie stimolando le qualità, le risorse: secondo il principio che l’energia segue il pensiero nei gruppi di counselling con i docenti si focalizzano quindi nuove possibilità in modo che le emozioni, i pensieri e le azioni siano allineati.

Che cosa possa innestare come primo passo di miglioramento? Quale modello possibile di me docente comincio a coltivare da oggi?

Il mio Ben-Essere di docente diventa Essere Bene per le relazioni in classe, in un rispecchiamento e in una visione sistematica che aiuta a trasformare il contesto stesso.

“Autoeducazione… Questo è il punto essenziale. E’ impossibile (e assurdo) chiedere all’educando che abbia le qualità, le virtù che non abbiamo (e non dimostriamo davanti a lui) noi stessi!” Così ci rammenta Assagioli nel suo testo ‘Educare l’uomo domani’, sottolineando come l’autoeducazione sia un processo costante e continuo nella vita di tutti noi e vada intenzionalmente messa al centro della preparazione degli educatori.

Antonia Dallapè

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