BlogDalla Psicagogia di Roberto Assagioli al Counselling psicosintetico nella scuola. Visioni e prospettive evolutive di Paolo Lupi

Dalla Psicagogia di Roberto Assagioli al Counselling psicosintetico nella scuola. Visioni e prospettive evolutive di Paolo Lupi

Dalla Psicagogia di Roberto Assagioli al Counselling psicosintetico nella scuola. Visioni e prospettive evolutive di Paolo Lupi

Roberto Assagioli, medico e psichiatra, fondatore della Psicosintesi, ha sempre avuto un interesse particolare per l’educazione, per l’accompagnamento e la crescita di bambini e giovani.

All’interno dell’archivio psicosintetico, sono presenti molti articoli e documenti sul tema, ma il testo di riferimento da cui partire, per approfondire il suo pensiero rispetto all’educazione e all’intervento sui minori, è certamente “Educare l’uomo domani”1, una raccolta di appunti e note di lavoro divise ed ordinate secondo aree specifiche.

Successivamente, con maggior frequenza col passare degli anni, moltissimi operatori e professionisti psicosintetisti, counsellor, insegnanti ed operatori della relazione di aiuto, si sono sentiti coinvolti a vario titolo nell’intervento con i minori, ad evidenziare le ottime possibilità applicative di questo modello in questa area.

E’ evidente per tutti noi che molto ancora c’è da fare e da scrivere, soprattutto alla luce dei tempi che stiamo vivendo ed osservando le urgenze che emergono direttamente da bambini e ragazzi e dai contesti di cura primari che li contengono.

Credo sia possibile affermare che, all’interno degli scritti di Assagioli, nei suoi articoli e volumi, ed ancor più nella specifica prassi operativa psicosintetica, si possa percepire quanto lo stesso modello della Psicosintesi sia, di per sé, base solida e sufficiente da cui far partire l’intervento educativo globale rivolto a bambini e ragazzi.

Se vogliamo spingerci ancora più oltre, la Psicosintesi, nella sua applicazione in ambito educativo e sociale, forse trova il suo naturale spazio di intervento.

Del resto, molti professionisti che si avvalgono di questo metodo, possono testimoniare i successi in ambito educativo e scolastico, e possono dire di averne fatto esperienza diretta, verificandone il beneficio sia sui piani individuali che su quelli di gruppo.

Osservando il contesto socio-culturale, confrontandosi con la realtà educativa e coi contesti attuali di riferimento, credo possa essere prezioso e migliorativo, offrire con determinazione la visione e la pratica di questo modello che si presenta allo stesso tempo rigoroso, integrativo ed aperto.

Proprio di questo ci sarebbe bisogno: accompagnare al meglio i primi passi dell’essere umano nella sua crescita esistenziale, per costituire una base solida per lo sviluppo degli apprendimenti e per il benessere psico-fisico in tutto l’arco della vita.

Prevenzione al disagio, promozione del benessere globale, costruzione di una comunicazione efficace ed autentica ed invito ai buoni rapporti umani, sviluppo delle competenze socio-emotive.

Quante di queste idee-forza vivono oggi all’interno dei nostri contesti familiari, scolastici e sociali? Purtroppo non come ci aspetteremmo.

E inoltre, è possibile animare questi stessi contesti attraverso una nuova, forte, spinta creativa, condividendo e proponendo metodi, approcci e tecniche che possano diventare sistema permanente di supporto per bambini, insegnanti, genitori?

La mia risposta è un determinato Sì.

Convintamente credo che questo potrà essere possibile anche grazie alla conoscenza e all’applicazione del modello della Psicosintesi.

Ma partiamo dall’articolo da cui si sviluppa questa riflessione.

Nel Febbraio del 1909, Assagioli scrisse “Per una moderna Psicagogia”2, un importante articolo sul “La Voce”, rilevante rivista italiana fondata, un anno prima, da Giuseppe Prezzolini, scrittore ed intellettuale del tempo.

Il periodico, nella sua prima fase di sviluppo, si presentava con interventi innovativi e vivaci all’interno della cultura civile e nella politica dei primi anni del ‘900, talvolta posizionandosi in aperta critica verso le istituzioni e verso quello che sembrava non funzionare.

In questo caso l’incipit dell’articolo di Assagioli, non lasciava ambiguità sull’argomento, e già più di un secolo fa, veniva posta una richiesta esplicita di rinnovamento del sistema educativo nazionale:

“Le voci che proclamano la necessità di una radicale riforma degli attuali sistemi educativi sono oramai numerose e insistenti. Infatti, ogni persona intelligente e scevra da preconcetti che rivolga la sua attenzione ai problemi pedagogici, si accorge subito quanto i metodi ora vigenti siano dannosi, anzi veramente distruttivi per la personalità dei giovani.”.3

Frequentemente ci troviamo ad ascoltare contenuti simili, condivisi dagli stessi adulti che partecipano all’educazione dei minori, che confermano l’attualità dell’affermazione di Assagioli a cui ancora non è stata trovata risoluzione.

Questo “orizzonte” di rinnovamento radicale non viene indicato però solo come una sorta di “paesaggio da ammirare” o un semplice “spazio a cui tendere”. Non viene proposto un cambio di paradigma sui piani meramente teoretici ed astratti.

Il padre della Psicosintesi invece, ci invita direttamente all’immersione nella pratica dell’innovazione e della “… vera educazione”, stimolandoci alla partecipazione attiva ed alla costituzione di una “… scienza applicata, la quale per parecchie ragioni (…), conviene chiamare PSICAGOGIA”4.

Sul movimento verso l’attuazione di norme pratiche per costruire azioni efficaci, Assagioli cita direttamente il professor Lombardo-Radice, noto pedagogista e filosofo, concordando con lui sulla necessità di una educazione permanente che, in modo continuativo, accompagni lo spirito del bambino, del giovane, e dell’adulto, nella sua più armoniosa crescita:

“perché pueri educatio, quando si deve trattare di hominis educatio? Lo spirito (l’uomo) è formazione; e non c’è mai lo spirito formato, nel senso di storicamente perfetto e compiuto. La natura degl’ideali (e l’uomo è un ideale: nomine quaero!) è di esser sempre, perché non sono, storicamente, mai, come fatto definitivo e chiuso in sé; ma sono la ragione, la sostanza stessa della storia, in quanto perenne esigenza”5

Nell’articolo, si concorda con la sua personale idea di educazione che, così come la formazione, non deve essere intesa come un risultato, o un atto compiuto, unilaterale; viceversa, deve essere “partecipata” e vissuta come una trasformazione continua dell’uomo nella sua Umanità (in relazione), che non esiste mai pienamente, ma che è sempre in divenire, in una evoluzione permanente.

Concludendo il suo articolo, Assagioli mette in guardia da un certo atteggiamento “idealisticamente” innovativo, richiamandoci al recupero ed alla riscoperta di quanto invece è già presente, ed invitando allo studio di quanto già è stato fatto e riconosciuto ma che manca soltanto, ed è il passo più ostico, di un’attualizzazione concreta, omogenea e continuativa.

Assagioli, infatti, così come Lombardo Radice, studia, richiama ed utilizza il termine PSICAGOGIA come lo strumento guida per l’anima, e riprendendolo direttamente da Platone6.

La psicagogia è intesa come una concreta possibilità per l’uomo di muoversi verso l’unificazione ideale e consapevole col suo animo molteplice e, in altre parole, uno spazio reale di azione sulla propria psiche.

E’ Il cammino psicosintetico, in un certo senso circolare, che, riassunto nell’insieme di parole conosci-possiedi-trasforma te stesso, si muove verso il Sé, sempre più al centro di noi stessi, assumendo punti di vista più completi, ampi, inclusivi, e talvolta ispirati, attraverso quelli che sono i nostri autentici mezzi e le nostre più preziose risorse.

In questo percorso riconosciamo anche i fondamenti del counselling dove si prova ad accompagnare le persone nella maggior conoscenza di sé stesso, in un processo di sviluppo della propria consapevolezza e del proprio potenziale, e muovendosi verso una sempre maggiore autonomia decisionale e presenza a sé, agli altri e nel mondo.

Tornando così al luogo di trasformazione per eccellenza, la Scuola, insieme ad un intervento efficace sui bambini e sui ragazzi legato alla metodologia, ed alla trasmissione competente di aspetti disciplinari, dovrebbe operare un piano di sviluppo e mantenimento della motivazione all’insegnamento.

Nello studio di Goleman e Senge, nell’approfondimento sui fondamenti dell’educazione e nell’immaginarsi il futuro di una scuola efficace, si individua un set di abilità cruciali per lo studente e le competenze utili e necessarie al confronto costruttivo con la complessità del mondo attuale:

  1. l’ascolto e la concentrazione su di sé
  2. l’empatia e l’attenzione all’altro
  3. la presenza cooperativa nel mondo e le buone relazioni tra gruppi.

I programmi educativi sugli studenti e sul gruppo-classe dovrebbero ruotare intorno a queste qualità.

La stessa azione educativa, se vuole essere efficace, deve focalizzarsi su queste pietre miliari indicate, in assenza delle quali l’intervento sarebbe vuoto e gli stessi obiettivi legati agli apprendimenti disciplinari, si presenterebbero più difficili da raggiungere.

Un insegnante ha la responsabilità di essere modello sufficientemente integro e avrà la capacità di trasmettere queste stesse competenze primarie agli studenti se lui stesso saprà manifestarle con la sua autentica presenza in classe.

I bambini, del resto, crescono principalmente tramite il modellamento e l’osservazione diretta dell’adulto, che ne determina indirettamente ed anche solo con la sua influenza e presenza, una maggiore o minore facilità di raggiungimento del suo sviluppo armonico e di manifestazione del suo potenziale.

Siamo quindi noi stessi, insegnanti, educatori, genitori, strumenti e facilitatori di processi di auto-educazione e sintesi via via sempre più consapevoli, che avranno una ricaduta sugli individui e sulla socialità.

Come adulti che educano, partecipiamo, che lo si voglia o meno, alla costruzione della personalità di bambini e ragazzi nella più fertile delle loro fasi di maturazione e di crescita.

Accompagniamo i bambini e i ragazzi, giorno dopo giorno, recuperando e provando a consegnargli ciò che il passato ha generato, e supportando all’ideazione, alla creazione ed alla concretizzazione di quello che ancora non c’è, ma che potrà essere in futuro.

Come non sentirsi onorati in questa opera? Come non sentirne la possibile portata rivoluzionaria?

La possibilità di accompagnare alla riscoperta dei propri unici e personali talenti e supportare nell’affermazione di queste potenzialità nel mondo, con la certezza che questi saranno contributo per lo sviluppo della società stessa.

Una continua e preventiva possibilità di azione civile e politica, portata nella trasformazione del futuro, proprio a partire da noi stessi, dalla nostra interiorità che conosce, dirige e costruisce, per favorire armonia individuale e collettiva.

Affinché possa essere possibile svolgere pienamente questo compito delicato, risulta sempre più importante concentrarsi nell’offrire programmi costanti di formazione degli insegnanti che tengano conto di questo piano legato ai valori, agli atteggiamenti ed all’integrazione armonica di sé, anche a partire dal percorso di avvicinamento per il conseguimento dell’abilitazione all’insegnare.

Tra le tante possibilità di lavoro per il conseguimento di questo obiettivo, La Psicosintesi, e come Assagioli stesso la chiama nell’articolo appena citato, “moderna Psicagogia”, si occupa proprio di concretizzare e di rendere sperimentabile quel costante movimento verso lo sviluppo sempre più armonico della personalità.

Un’arte ed una scienza insieme! Un approccio attraverso il quale si vuole “tenere uniti” i vari piani dell’esperienza e per mezzo del quale si può dare ascolto, dignità e manifestazione alle varie parti di noi che fanno dell’Uomo una totalità bio-psico-spirituale che, se sufficientemente integrato, ha la possibilità di portare nel mondo elementi costruttivi e tenere contenuti invece quelli più involutivi o distruttivi.

La ricerca dell’unità armonica, con le varie parti di noi stessi, avviene attraverso la funzione principe della volontà, a cui la Psicosintesi rivolge molto del suo interesse nel suo modello teorico.

In ambito scolastico e educativo, all’interno dei progetti e delle attività indirizzate a bambini e adolescenti e conformati dai nostri professionisti, è ricorrente il riferimento all’elaborazione del concetto dell’armonizzazione delle funzioni psichiche ed all’utilizzo di tecniche attive volte all’osservazione delle proprie modalità di entrare in contatto con gli altri e il mondo.

Una certa auto-osservazione, ed il continuo allenamento alla presenza a noi stessi, ci aiuta ad una conseguente e futura possibilità di armonizzazione.

Proprio attraverso la volontà in costruzione ed ancora non formata, infatti, possiamo facilitare concretamente nei ragazzi, delle precoci esperienze indirette di regolazione e dominio delle varie energie in manifestazione, esprimendole, osservandole e “sentendole” in continuo flusso di scambio e comunicazione tra di loro.

Questo processo di familiarizzazione di quanto è presente in noi assume maggiore efficacia sui piani della consapevolezza di sé, se condiviso e facilitato dall’insegnante in una dimensione individuale, gruppale ed inter-individuale.

Le energie del corpo con le sue sensazioni ed impulsi, la vasta gamma delle emozioni, da quelle primarie ai sentimenti più profondi, ed i pensieri e costrutti con le immagini collegate, non vivono in spazi o “stanze” separate ma abitano una stessa casa, quella della nostra persona.

All’interno della casa dove abitiamo, nella larga famiglia della nostra personalità, è auspicabile avere giusti spazi per tutti, attenzioni ed ascolto dedicato per ciascuna parte di noi in base ai bisogni più urgenti che emergono, e spirito cooperativo per il raggiungimento del bene di tutti, che è, allo stesso modo, il nostro bene personale.

Nella nostra abitazione interiore, ciascuno vorrebbe vivere con gioia e amore reciproco, celebrando la bellezza della vita che si manifesta.

Verso questo meraviglioso fine ultimo, ci proponiamo un’attenzione ed una presenza attiva continua rivolta a sé stessi con tutte le sue variabili e complessità, orientata alla relazione con gli altri ed in apertura al mondo in cui viviamo.

Attraverso quest’orientamento e le sue attività collegate si presenta così la possibilità di poter rendere la scuola un laboratorio permanente di osservazione e sperimentazione di buone pratiche relazionali, una palestra di allenamento per il miglioramento e lo sviluppo di quelle capacità (personali e sociali) che affinano il nostro essere nel mondo, se ben integrate alla conoscenza e alle competenze disciplinari.

La scuola può assumersi il compito di supportare lo studente nell’esplorazione e nella scoperta, e valorizzazione, delle sue particolarità uniche, originali ed irripetibili che può portare nel mondo.

Facendo un passo indietro, il fondatore della Psicosintesi, sempre nel suo articolo del 19099, ci invita a recuperare quei principi e quei metodi che già si trovano nelle varie discipline, nelle ricerche e negli studi sul settore.

Dopo averli ritrovati e riscoperti, scrive, non resta altro che coordinarli, armonizzarli e applicarli sistematicamente nella nostra vita, e nel nostro caso, all’interno della scuola e del suo sistema organizzativo.

Raccolgo così il suggerimento.

Vorrei, di seguito, sottolineare alcuni passaggi legati ad importanti documenti sui diritti e metterò a fuoco alcune delle principali linee di indirizzo legate alla scuola e al mondo dei bambini e dei ragazzi.

Partiamo dalla nostra Carta Costituzionale che, nei suoi principi fondamentali nel suo articolo 4, indica l’assunto che ciascun cittadino debba poter svolgere, “secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività od una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società”10

Ci immergiamo immediatamente in un piano dialettico e duplice tra individualità e socialità.

L’individuo è valorizzato come soggetto che sceglie attivamente, attraverso la sua volontà individuale, e che agisce nel rispetto e nella consapevolezza delle sue personali inclinazioni e possibilità.

Questo stesso diritto individuale è messo al servizio del progresso della società (materiale e spirituale) e la crescita personale è intesa come una crescita sociale e collettiva.

Viceversa la responsabilità della Repubblica è quella di facilitare e promuovere le condizioni affinché questo circolo virtuoso possa essere possibile.

In questo senso ritroviamo la comunità scolastica come uno spazio laboratoriale concreto e vivo per esercitare quanto indicato dalla Costituzione. All’interno delle aule e attraverso le relazioni tra i vari soggetti, si possono creare le basi e gli imprinting per il futuro sviluppo dei bambini e dei ragazzi come cittadini attivi e consapevoli.

Passiamo adesso ad altri documenti fondamentali.

Nel 1924 a Ginevra venne scritta la Dichiarazione dei diritti del fanciullo11, dove si manifesta una prima giusta attenzione alla questione dei diritti ed alla protezione del minore.

Nel 1959 a New York, l’Assemblea delle Nazioni Unite scrive una nuova Dichiarazione universale dei diritti del fanciullo12 riconoscendo formalmente il minore come soggetto di diritto e invitando all’accompagnamento de “… l’educazione dei bambini alla comprensione, alla pace e alla tolleranza”13

Nel principio settimo si afferma il suo diritto a “… godere di un’educazione che contribuisca alla sua cultura generale e gli consenta, in una situazione di eguaglianza di possibilità, di sviluppare le sue facoltà, il suo giudizio personale e il suo senso di responsabilità morale e sociale, e di divenire un membro utile alla società”14

Questa attenzione nel mettere a frutto le facoltà e le potenzialità del bambino passa attraverso il riconoscimento e l’esercizio del “superiore interesse del fanciullo (che) deve essere la guida di coloro che hanno la responsabilità della sua educazione e del suo orientamento”15

Questo cardine dell’educazione espresso dalla Dichiarazione dei diritti ci riporta alla già citata necessità di auto-educazione dell’insegnante, alla chiarezza dei confini interpersonali ed alla trasparenza dei suoi intenti.

Come modello integro e consapevole, non dovrà proiettare i propri orientamenti, la propria visione o i propri interessi, sullo sviluppo del bambino, ma viceversa dovrà empatizzare a fondo con lui, per accompagnarlo nella scoperta autonoma dei suoi talenti, che saranno messi al servizio del suo unico e personale interesse.

Anche qua si evidenzia un’analogia con le attività di counselling, dove troviamo lo stesso quadro di riferimento appena declinato.

Sempre a New York nel 1989, l’Assemblea delle Nazioni Unite approva la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza16, atto in 54 articoli, dove, insieme alla parte sui diritti, si delinea una sezione sulle modalità di miglioramento del documento e sul monitoraggio dei contenuti proposti.

Nell’articolo 17 si incoraggiano gli Stati a “vigilare sui mass media per dare accesso ai fanciulli ad informazioni che promuovano il suo benessere sociale, spirituale e morale, nonché la sua salute fisica e mentale”. 17

Si incoraggiano gli stessi mass media a divulgare informazioni di utilità sociale e culturale in forma cooperativa ed aperta.

Nell’articolo 27 si riconosce al fanciullo “il diritto ad un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale”18

Nell’articolo 29 si stilano le finalità dell’educazione tra cui, in prima battuta, l’importanza “di favorire lo sviluppo della personalità del fanciullo nonché lo sviluppo delle sue facoltà e delle sue attitudini mentali e fisiche”19.

Insomma, un grande richiamo alla facilitazione del percorso orientato al benessere globale del bambino, ed un invito all’accompagnamento nello sviluppo del suo maggior potenziale, al fine di favorire una sua posizione costruttiva e cooperativa all’interno della società.

Anche questo passaggio è sovrapponibile agli obiettivi del metodo psicosintetico che afferma l’opportunità di seguire l’individuo al fine di realizzare la sua psicosintesi personale, per favorire l’armonizzazione e lo sviluppo individuale, sociale e collettivo.

Mi sembra altrettanto utile, infine, citare alcuni passaggi di un altro documento fondativo nella scuola del primo ciclo, le “Indicazioni nazionali” del Ministero dell’istruzione ed integrato poi nel 2018.

Nella sua prima parte si introducono i concetti base su cui si deve fondare l’insegnamento e da cui scaturisce tutta l’azione educativa.

In una fase storica fatta di grandi cambiamenti avvenuti in un tempo molto breve, la scuola si è trovata ad interpretare il proprio ruolo all’interno di un nuovo scenario, caratterizzato da molte opportunità e conseguentemente anche da alti rischi.

L’istituzione scolastica non è più sola ed unica detentrice della formazione dei minori ed anzi, talvolta, si presenta come uno dei molti contesti all’interno di una moltitudine di proposte variegate e frammentate (e talvolta ambivalenti o, peggio, strumentali) che “sommergono” il bambino e l’adolescente nella sua crescita.

Non esiste più neppure (se mai fosse esistito prima) la necessità di rispondere al bisogno primario dell’apprendimento e del sapere in senso stretto, sempre più accessibile ed afferrabile tramite i più svariati canali e mezzi.

Sempre più urgente invece, è la richiesta di una risposta legata al bisogno del “saper essere e stare nel mondo” nella complessità delle cose.

La scuola si trova a dover riaffermare il suo “…compito di fornire supporti adeguati affinché ogni persona sviluppi un’identità consapevole ed aperta”22

Nel capitolo legato alla “centralità della persona” si afferma che lo studente deve essere “posto al centro dell’azione educativa, in tutti i suoi aspetti, cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali e religiosi. In questa prospettiva i docenti dovranno pensare e realizzare i loro progetti educativi e didattici non per individui astratti ma per persone che vivono qui ed ore, che sollevano precise domande esistenziali, che vanno alla ricerca di orizzonti di significato.”

Da sola, questa affermazione, seppur paradossalmente già datata nel tempo, potrebbe essere anche oggi elevata a manifesto su cui fondare il “rinnovamento e la rifondazione” dei sistemi educativi.

Ma lo sviluppo della persona non è unicamente individuale, non può esserlo per sua natura.

La crescita e l’individuazione dell’essere umano passa necessariamente dal contatto e dalla relazione armonica con le altre persone e con il mondo.

L’insegnamento ad ESSERE, o meglio, l’accompagnamento ad ESSERE, all’interno di una nuova cittadinanza contemporanea, è contributo che si muove nella comunità educante e nella scuola che “…genera una diffusa convivialità relazionale, intessuta di linguaggi affettivi ed emotivi, e è anche in grado di promuovere la condivisione di quei valori che fanno sentire i membri della società come parte di una comunità vera e propria”23

Il progresso individuale non può avvenire, e non E’, cioè non esiste completamente, se non in funzione della reciprocità e della sua funzione sociale, interindividuale e comunitaria.

La promozione e lo sviluppo di ogni persona stimola in maniera vicendevole la promozione e lo sviluppo delle altre persone: ognuno impara meglio nella relazione con gli altri”24

Esiste dunque un nuovo umanesimo da condividere, costruire e partecipare insieme, una nuova sfida da cogliere ne “Le relazioni tra microcosmo personale e il macrocosmo dell’umanità e del pianeta”25, tral’interiorità individuale e personale e l’azione sociale agita nel mondo.

Da un lato tutto ciò che accade nel mondo influenza la vita di ogni persona; dall’altro, ogni persona tiene nelle sue stesse mani una responsabilità unica e singolare nei confronti del futuro dell’umanità”.26

Queste bellissime enunciazioni che abbiamo passato in rassegna in queste pagine, così come molte altre da evidenziare ancora, sono evidentemente già condivise sui piani istituzionali da tutti gli addetti ai lavori e certo da tutti i cittadini, nessuno escluso.

La domanda sorge allora spontanea:

Perché tutti i soggetti si trovano spesso, e sempre di più, a vivere un senso di irrequietezza, insoddisfazione e frustrazione rispetto ai vissuti legati all’esperienza scolastica?

Per quale motivo i passaggi evolutivi e gli elementi funzionali e di sviluppo si presentano in una forma statisticamente residuale e minoritaria?

E’ evidente che si ripropone il bisogno di andare a supportare chi, attraverso la sua stessa persona, ha il difficile compito di ispirare i propri studenti e re-innescare il fuoco dell’entusiasmo della conoscenza.

A noi adulti, tutti, la scelta di agire per colmare quelle lacune per cui questi stessi valori trattati stentano a manifestarsi concretamente.

A noi educatori l’esercizio della volontà buona e l’energia della pratica continua, per rendere concreti, applicabili e vivi questi principi e questi valori universali.

La Psicosintesi, attraverso le competenze de counselling educativo, ed insieme alle sue attività e metodologie può asservire a questo compito di ricostruzione condivisa dei sistemi educativi.

Il suo punto di partenza è la formazione dell’insegnante e dell’adulto che educa.


1 ROBERTO ASSAGIOLI, “Educare l’uomo domani – appunti e note di lavoro”, Edizioni Istituto di Psicosintesi, 1988.

2 ROBERTO ASSAGIOLI, “Per una moderna psicagogia”, La Voce, anno I, n.II – 1909

3 ROBERTO ASSAGIOLI, Ibidem

4 ROBERTO ASSAGIOLI, Ibidem

5 114 G. LOMBARDO RADICE, Pedagogia e psicagogia. Considerazioni intorno a un sottotitolo, in «La Critica», V [1907], p. 414.

6 PLATONE, Fedro, 261A

7 DANIEL GOLEMAN, PETER SENGE, “A scuola di futuro, manifesto per una nuova educazione”, 2014

8 ROBERTO ASSAGIOLI, Op.Cit

9 ROBERTO ASSAGIOLI, Op.Cit.

10 COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, principi fondamentali, art.4 – 1948

11 ASSEMBLEA GENERALE DELLA SOCIETA’ DELLE NAZIONI, DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DEL FANCIULLO, Assemblea generale della Società delle Nazioni – Ginevra, 1924

12 ONU, Dichiarazione universale dei diritti del fanciullo, New York, 1959

13 ONU, Ibidem

14 ONU, Ibidem

15 ONU, Ibidem

16 ONU, Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, New York, 1989

17 ONU, Ibidem

18 ONU, Ibidem

19 ONU, Ibidem

20 MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA, Indicazioni nazionali per il curriculo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo dell’istruzione, 2012

21 MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA, Indicazioni nazionali e nuovi scenari, 2018

22 MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA, Op.Cit

23 MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA, Op.Cit

24 MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA, Op.Cit

25 MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA, Op.Cit

26 MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA, Op.Cit

1 ROBERTO ASSAGIOLI, “Educare l’uomo domani – appunti e note di lavoro”, Edizioni Istituto di Psicosintesi, 1988.

2 ROBERTO ASSAGIOLI, “Per una moderna psicagogia”, La Voce, anno I, n.II – 1909

3 ROBERTO ASSAGIOLI, Ibidem

4 ROBERTO ASSAGIOLI, Ibidem

5 114 G. LOMBARDO RADICE, Pedagogia e psicagogia. Considerazioni intorno a un sottotitolo, in «La Critica», V [1907], p. 414.

6 PLATONE, Fedro, 261A

7 DANIEL GOLEMAN, PETER SENGE, “A scuola di futuro, manifesto per una nuova educazione”, 2014

8 ROBERTO ASSAGIOLI, Op.Cit

9 ROBERTO ASSAGIOLI, Op.Cit.

10 COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, principi fondamentali, art.4 – 1948

11 ASSEMBLEA GENERALE DELLA SOCIETA’ DELLE NAZIONI, DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DEL FANCIULLO, Assemblea generale della Società delle Nazioni – Ginevra, 1924

12 ONU, Dichiarazione universale dei diritti del fanciullo, New York, 1959

13 ONU, Ibidem

14 ONU, Ibidem

15 ONU, Ibidem

16 ONU, Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, New York, 1989

17 ONU, Ibidem

18 ONU, Ibidem

19 ONU, Ibidem

20 MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA, Indicazioni nazionali per il curriculo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo dell’istruzione, 2012

21 MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA, Indicazioni nazionali e nuovi scenari, 2018

22 MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA, Op.Cit

23 MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA, Op.Cit

24 MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA, Op.Cit

25 MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA, Op.Cit

26 MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA, Op.Cit

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